Di nuovo NY … e via per i Caraibi!
Ultima tappa del tour. Da Washington a New York passando per Philadelphia.
Dallo Scott Circle a Washington, rotta verso Baltimora, in Maryland, e poi per Wilmington, in Delaware.
A Wilmington la guida spiega di una famiglia di origine francese che si era trasferita qui anni fa, fondando una azienda che produceva polvere da sparo per l’esercito ai tempi della guerra di secessione e che si arricchì con questo genere di commercio.
Spiega anche che nel Delaware questa famiglia è molto influente, avendo sviluppato negli anni una multinazionale che produce molti dei materiali più utilizzati al giorno d’oggi quali kevlar, tyvek, nylon e molti altri. Guarda caso ci lavorava mio padre … e posso confermare tutto, compreso il discorso dell’influenza in ogni campo. Addirittura, all’inizio del secolo, hanno costruito anche automobili (e questo la guida non lo sapeva!!!). Fanno praticamente di tutto!
Se non ricordo male, qualche anno fa, il rampollo scemo dei DuPont aveva sparato ad un agente che stava entrando nella sua proprietà a Wilmington. E se ricordo ancora meglio, non venne nemmeno incarcerato. Potenza del denaro mi sa.
Un paio d’ore di pullman e siamo a Philly, prima davanti al museo di arte moderna (senza visitarlo) e poi sulla piazza del vecchio tribunale, dove si trova il museo della Liberty Bell, la campana della libertà.
So che la domanda portebbe essere “Che ci siete andati a fare davanti al museo di arte moderna se non avete potuto visitarlo?”
Allora, a parte che portare il sottoscritto a visitare un museo di arte è tempo completamente sprecato, ma la particolarità del luogo è un’altra: la scalinata per arrivarci. È qui che, anni fa, è stata girata la famosa scena di Rocky in cui si allena e corre fino in cima.
Infatti, dappertutto venditori di magliette di Rocky ed addirittura una statua ai piedi della scalinata.
Dalla cima si vede la parte vecchia di Philly, con la statua di William Penn, anche questa vista in molti film.
Questo Penn era uno importante. Era un esploratore inglese quacchero a cui venne concesso di colonizzare un’area ad ovest del New Jersey. Dicono che ottenne la concessione grazie all’influenza del padre, ma pare la famiglia avesse prestato soldi alla Corona Britannica la quale, per restituirli, propose di lasciargli quella zona come propria colonia.
Capito perché questo stato si chiama PENNsylvania?
Qui il signor Penn era il padrone assoluto, appena sotto il re d’inghilterra in quanto ad autorità. E pensare che in Pennsylvania alla fine ci è venuto in tutto due volte nella sua vita. Beh, ai tempi non c’erano la British Airways ed i suoi 777 vero?
Altro piccolo trasferimento per Philadelphia, tra murales sulle facciate di palazzi ed ospedali (pare che l’amministrazione comunale stessa li abbia commissionati) e strane “sculture”, ed eccoci al museo in cui si trova la Liberty Bell, la campana della libertà, simbolo tanto caro agli americani.
Questa campana, su cui campeggia la scritta “Proclaim LIBERTY throughout all the Land unto all the inhabitants thereof” ovvero “Proclama la libertà per la terra ed ogni suo abitante”, per gli americani simboleggia la rivoluzione americana e le libertà conquistate. Ha suonato in diverse occasioni tra cui la celebrazione di un compleanno di Washington e la lettura pubblica della dichiarazione d’indipendenza, l’8 Luglio 1776. Nel 1846 però iniziò a creparsi e, nonostante i tentativi di ripararla, finì com’è ora, con una evidente crepa. Nonostante ciò il suo “suono” (da campana rotta appunto!) è comunque associato ad eventi che segnano la liberazione o la lotta per la libertà, ed il più famoso recente è stato quando venne suonata per salutare il ritorno dei militari che parteciparono al d-day.
Gli americani tengono proprio tanto a questa campana. Uno dei primi 7 astronauti del programma Mercury, Virgil I. “Gus” Grissom, chiamato a dare un nome alla capsula che l’avrebbe portato in orbita, la chiamò Liberty Bell 7. Non so se sia collegato al fatto che la campana si sia rotta negli anni, ma la missione non andò bene e la capsula sprofondò in mare dopo l’ammaraggio a causa di un portello malfunzionante. Gus ne uscì comunque indenne, anche se venne prima incolpato del fallimento e poi scagionato.
Un piccolo appunto, se capitate da queste parti e volete fare spese: in Delaware non ci sono tasse sul vestiario. Negli altri stati visitati, al prezzo di cartellino andavano aggiunte le tasse, ovviamente diverse per ogni stato. A Philadelphia invece, acquistando una felpa ed una maglietta, mi sono ritrovato il prezzo di scontrino, senza tasse. Ho chiesto ed il negoziante mi ha informato della cosa. Quindi, se volete una felpa, passate dal Delaware!
Dopo pranzo, ripartenza per NY.
Stavolta siamo proprio alla fine. Rientro a NY passando per il Lincoln Tunnel (domenica sera, traffico spaventoso in rientro) e ritorno allo Yotel a prepararsi per la partenza della mattina dopo per Antigua.
Prima però ho avuto ancora una cosa da fare. Prendere un taxi al volo, farmi portare sulla quinta strada vicino a Central Park e cercare l’Apple Store più famoso al mondo.
No beh, non è andata proprio così. In effetti ho di nuovo provato (duro a capire eh?) ad arrivarci a piedi. Tentativo nuovamente fallito.
Abbiamo però, nel tragitto, “scoperto” un parco, Bryant Park, che avevo visto solo passando. Credo meriti una visita se siete in zona. E’ sufficientemente grande da “isolarvi” dal resto del casino newyorchese, le sedie ed i tavolini sono “free” ed è coperto da rete wireless. Che altro si può volere? Ah si, qualcosa da bere, ma come ho già detto, in USA è impossibile restare senza cibo quindi basta guardarsi attorno e qualcosa si trova!
L’Apple store è … impressionante.
Aperto 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, il cubo di vetro e la scala per scendere in negozio sono già abbastanza scenografici ma l’interno è incredibile.
Un grande open space, non so dire quanto possa essere grande, perennemente pieno di gente, con qualsiasi device prodotta da Apple, liberamente utilizzabile per essere provata. Tanto “incasinato” che Silvia ha preferito aspettarmi fuori … quasi non si riusciva a muoversi là dentro. Ed era una domenica sera verso le 19!
Ok, confesso, ho ceduto. Ho visto l’iPad Retina e ho “dovuto” portarne a casa uno. Cercherò di scrivere un post al riguardo il prima possibile. Per ora mi limito a dirvi che il livello tecnologico del negozio è molto alto e allo stesso livello sono i ragazzi che ci lavorano. Sapendo che era il mio primo device Apple, me l’hanno fatto scartare in negozio, accendere, mi hanno aiutato nella prima configurazione e spiegato a grandi linee come utilizzarlo. Davvero professionali.
Nota a margine … pagamento tramite carta di credito, il pos era montato dietro un iPhone che aveva il commesso, scontrino inviato via email. E addio carta. Decisamente impensabile in Italia.
Ancora una foto a Central Park, per poter dire di esserci stati, e la giornata poteva davvero dirsi conclusa.
Tornati allo yotel abbiamo sistemato le valigie e puntato le sveglie per la levataccia delle 3.30AM del mattino successivo.
Ci aspettava un fiammante Boeing 737-800 di American diretto ad Antigua!